Il film “Maternity Blues” narra di quattro donne, ognuna con la propria storia alle spalle, ognuna con la propria personalità e con le proprie sofferenze, ma tutte colpevoli di infanticidio. Le donne sono rinchiuse nell'ospedale psichiatrico giudiziario (OPG) dove scontano la propria pena e si trovano inevitabilmente a dover fare i conti con il proprio senso di colpa. Clara (Andrea Osvárt) in seguito a una forte depressione post-partum ha annegato i suoi due figli; Eloisa (Monica Bîrlădeanu) è la più sfacciata, la più irriverente e aggressiva del gruppo, ma questa è solo la difesa che ha sviluppato per tentare di soffrire di meno…; Rina (Chiara Martegiani), giovanissima ragazza che ha affogato la figlia nella vasca da bagno e Vincenza (Marina Pennafina) sarà l’unica a compiere un gesto definitivo contro se stessa, nonostante abbia ancora 2 figli a casa a cui scrive lunghissime pagine di diario. Mentre la vita nell'istituto procede fra sedute di terapia di gruppo, piccole crisi e felici momenti di festa, al di fuori Luigi, il marito di Clara, cerca lentamente di ricostruirsi un'esistenza serena pur rendendosi conto di non riuscire a smettere di amare la donna che gli ha dato e poi portato via i suoi figli. Non mi soffermerò sull’analisi del film, ma prenderò spunto per tentare di fare chiarezza su quali patologie potrebbero colpire una donna dopo il parto. Maternity Blues o sindrome del terzo giorno:
Depressione Post-Partum:
Psicosi puerperale:
In ogni caso è molto importante la presenza di una rete sociale, la vicinanza delle persone care alla neomamma e la figura del papà gioca un ruolo fondamentale. E per concludere riporto una bellissima frase del film: "E penso che non esista al mondo una roccia che un giorno non si sbricioli, dentro o fuori, sia che si veda sia che non si veda e mi sorprendo ancora di quanto può essere ostinato e resistente il cuore di una donna" - Clara Dott.ssa Annalisa Ciceri Psicologa e Psicoterapeuta
0 Comments
|
Categorie
All
|