Dott.ssa Annalisa Ciceri Psicologa, Psicoterapeuta e Terapeuta EMDR
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The Danish Girl

7/2/2017

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Partendo dal film “The Danish girl” vorrei fare un approfondimento su un tema molto attuale e al contempo scottante: la sessualità e l’identità di genere. 

 “The Danish girl” narra la vera storia di Lili Elbe, la prima transessuale della storia.
Lili nasce come Einar Wegener (Eddie Redmayne), un affermato pittore paesaggista sposato con la ritrattista, Gerda Wegener (Alicia Vikander).
Il loro è un matrimonio felice, caratterizzato da amore e complicità, anche se dopo vari anni insieme non sono ancora riusciti a concepire un figlio.
Un giorno Gerda chiede al marito, per gioco, di posare per il ritratto di una ballerina e lui accetta. Sfiorando gli abiti femminili, Einar inizia a provare una sensazione di benessere mista a confusione e imbarazzo. E’ in quel momento che gli viene ironicamente attribuito il nome di Lili.
Poco tempo dopo, sempre per gioco, Gerda si fa accompagnare ad una festa da Einar vestito da Lili, presentandola come una cugina del marito. In questa occasione Lili si apparta con un pittore omosessuale e si lascia baciare da lui. Gerda assiste di nascosto alla scena.
Da quel momento Lili non è più un personaggio inventato, ma è la vera essenza di Einer, la sua vera identità che non può più essere tenuta nascosta.
Gerda, nonostante l’enorme sofferenza, non smette mai di stare a fianco del marito e lo accompagna da vari medici, prima per tentare di trovare una soluzione al “problema” (questo era l’omosessualità al tempo: una perversione!) e poi per sostenerla quando un dottore propone a Lili di sottoporsi a svariati interventi di cambio di sesso. Questi interventi non sono mai stati effettuati prima e per questo sono molto pericolosi.
Infatti, in seguito all’ultima operazione, sopraggiungono delle complicazioni e Lili muore tra le braccia di Gerda.

Approfondimento:
Due traguardi importanti:

  • Il 17 maggio del 1990 viene definitivamente eliminata l’omosessualità dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
  • Nel 2013, con la pubblicazione DSM V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) il transessualismo non viene più identificato come “Disturbo di identità di genere”, ma come “Disforia di genere”, che riflette una diversa concezione. La disforia implica un’alterazione del tono dell’umore e del comportamento, egodistonia e forte disagio dell’individuo.
    Il transessualismo è inserito del DSM non perché sia una psicopatologia in sé, ma perché il cambiamento è da sempre qualcosa che destabilizza, che non si comprende, che fa paura. Nel caso di Lili e di tutti i transessuali del mondo, il cambiamento non è il passaggio da una situazione vecchia a una nuova, ma è la riappropriazione di ciò che è sempre esistito: un cambiamento per ritrovare se stessi. È un percorso lungo e difficile.

Ora vediamo di fare un po’ di chiarezza.
L’insieme di tutte le nostre esperienze e il modo in ci conosciamo, riconosciamo e relazioniamo con gli altri è ciò che viene definito identità. Essa si forma nel corso del tempo. Le componenti dell’identità relative al fatto di possedere una sessualità sono definite “identità sessuale”. 
Quattro dimensioni compongono l’identità sessuale:
  1. Il sesso biologico ossia alle caratteristiche biologiche e fisiche che si possiedono (DNA, ormoni, genitali interni ed esterni, caratteristiche sessuali secondarie);
  2. L’identità di genere, che si riferisce all’identificazione precoce e costante con l’uno o l’altro genere. È come chiedersi: “a quale categoria sento di appartenere intimamente e psichicamente?”;
  3. Il ruolo di genere, aspettative e regole che la società e le varie culture hanno individuato e che vengono interiorizzate, riguardo al maschile e al femminile. È un processo culturale di creazione delle differenze;
  4. L’orientamento sessuale, che può essere eterosessuale, omosessuale o bisessuale e corrisponde al sesso e/o genere di appartengono delle persone verso cui si prova un’attrazione.
Così una ragazza può provare attrazione per un’altra ragazza, un ragazzo può innamorarsi di un altro ragazzo, un ragazzo può nascere in un corpo con i genitali maschili, ma sentirsi intimamente femmina…

Poiché a costituire l’identità personale concorrono sia l’immagine che ciascuno ha di sé che l’immagine che gli altri hanno di noi, quando le due non sono congruenti si soffre. E molto. Tentare una pacificazione interna, diventando come gli altri ci desiderano – in gergo: falso sé – conduce inevitabilmente allo smarrimento del senso di sé. Con straniamento, inautenticità, marcata sensazione di recitare una parte assegnataci da altri.

Eli R. Green, del Centro Studi sulla Sessualità Umana della Widener University della Pennsylvania, e Luca Maurer, del Centro per la formazione, l’assistenza e i servizi LGBT dello Ithaca College di New York, coautori del volume The Teaching Transgender Toolkit (che potremmo tradurre “manuale per comprendere il transgender”) hanno redatto un glossario molto interessante pubblicato sul numero speciale del National Geographic: Gender, la rivoluzione. Vediamo alcuni termini…
 
Agender: Persona che non si riconosce in un genere classificabile come uomo o donna o che non si identifica con alcuna identità di genere. 
 
Androgino: Combinazione di tratti maschili o femminili o espressione di genere non tradizionale. 

Cisgender: Persona la cui identità di genere corrisponde al sesso biologico assegnato alla nascita.   

Transgender: A volte abbreviato in “trans”, questo aggettivo è usato per descrivere una persona la cui identità di genere non corrisponda al sesso biologico assegnato alla nascita. Può riferirsi a uno spettro di identità che comprende ragazzi e uomini transgender - persone che si riconoscono come ragazzi o uomini ma alle quali sia stato assegnato il sesso femminile alla nascita - e ragazze e donne transgender, persone che si sentono ragazze o donne ma alle quali sia stato assegnato il sesso maschile alla nascita. 
 
Transessuale: Termine obsoleto che in passato era usato per riferirsi a una persona transgender che avesse subito interventi ormonali o chirurgici per cambiare il proprio corpo in modo da essere più conforme a un’identità di genere diversa dal sesso assegnato alla nascita. Benché usato tuttora da alcuni come definizione sommaria dell’identità, è generalmente da preferirsi il termine “transgender”. 

Genere binario: Concetto che prevede la classificazione di genere basata esclusivamente sul sesso assegnato alla nascita anziché su un continuum o uno spettro di identità ed espressioni di genere. Il genere binario è considerato limitante da chi non sente di appartenere a una delle due categorie tradizionali (maschio o femmina). 
 
Non binario: termine che descrive identità ed espressioni di genere che non rientrano nel “binario” maschio/femmina.  

Genere conforme: Una persona di genere conforme ha un’espressione di genere coerente con le norme culturali previste per quel genere: i maschi sono o dovrebbero essere mascolini, le femmine sono o dovrebbero essere femminili. Non tutte le persone cisgender sono di genere conforme e non tutte le persone transgender sono di genere non conforme. (es: una donna transgender può avere un’espressione di genere molto femminile). 

Genere non conforme: Persona la cui espressione di genere è considerata incoerente rispetto alle norme culturali previste per quel genere: maschi non “abbastanza mascolini” o femminei, e femmine non “abbastanza femminili” o mascoline. Non tutte le persone transgender presentano non conformità di genere, né tutte le persone non conformi si identificano come transgender. Anche i cisgender possono essere di genere non conforme. La non conformità di genere è spesso erroneamente confusa con l’orientamento sessuale.

Genderfluid: Persona la cui identità o espressione di genere oscilla tra maschile e femminile o si colloca tra i due.

Genderqueer: Persona la cui identità di genere non è né maschile né femminile, si trova in mezzo o al di là dei generi o è una combinazione di generi. 

Intersessuale: Termine ombrello che indica una conformazione riproduttiva, genetica, genitale o ormonale che ha come risultato un corpo non facilmente classificabile come maschile o femminile. Il termine è spesso confuso con transgender, benché siano categorie completamente distinte. “Ermafrodito” è oggi considerato termine desueto se non offensivo.

LGBTQ: Acronimo usato per riferirsi a persone e comunità lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e/o che sono in dubbio sulla propria identità. LGBTQ non è sinonimo di “non eterosessuale”, perché questo implica scorrettamente che il transgenderismo sia un orientamento sessuale. Tra le varianti, LGBT e LGBQ.

Queer: Termine ombrello che identifica persone non eterosessuali e/o cisgender. Storicamente denigratorio, è stato riabilitato da alcuni ma è ancora considerato offensivo da altri. 


Purtroppo ciò che è diverso, ciò che è sconosciuto ha sempre fatto paura all’essere umano, così si spiega l’omofobia, la transfobia, il bullismo…
Forse bisognerebbe tenere a mente che dietro ad ogni definizione c’è una PERSONA con i suoi sentimenti, la sua storia e la sua unicità.


                                                                                                                          
Dott.ssa Annalisa Ciceri
Psicologa e Psicoterapeuta

  

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