La morte di una persona cara è uno degli eventi più terribili e traumatici della vita, soprattutto se questa avviene prematuramente, per malattia, per incidenti…
Ognuno affronta la perdita a suo modo: c’è chi attraversa le diverse fasi di elaborazione del lutto e arriva all’accettazione e chi rimane incastrato nel dolore… è proprio quello che accade al protagonista del film “Collateral Beauty”. Howard (Will Smith) è un dirigente pubblicitario di successo e la sua vita trascorre serena fino alla morte prematura della figlia di soli 6 anni, da allora l’uomo non riesce più a vivere, si chiude in se stesso, non ha più interessi e sfoga tutta la sua rabbia in tre lettere che indirizza a Amore, Tempo e Morte, nel tentativo di trovare una risposta al suo dolore. Nel frattempo l’azienda di Howard sta attraversando una forte crisi e a questo punto intervengono i suoi amici e collaboratori: Whit (Edward Norton), Claire (Kate Winslet) e Simon (Michael Peña). Nel disperato tentativo di riportare Howard alla realtà decidono di ingaggiare tre attori per impersonare proprio quelle astrazioni che ormai ossessionano la vita dell’amico. Amore, Tempo e Morte accompagnano Howard in un percorso che è tutto interiore, nella mente e nel cuore di un uomo che ha bisogno di ricominciare a vivere e specialmente di accettare la realtà della vita. Non voglio dire di più per non rovinarvi il film che nasconde segreti tutti da scoprire. “Just be sure you notice the collateral beauty” questa frase racchiude il messaggio fondamentale del film: assicurati di notare la bellezza collaterale. Parole significative per chi, come il protagonista, ha subito un lutto, un trauma importante ma che tutti noi dovremmo tenere a mente ogni singolo giorno. Vorrei prendere spunto dal film per parlare del lutto e della sua elaborazione. Elisabeth Kübler-Ross (1926-2004) ha svolto un lavoro pionieristico nel campo dell'assistenza ai malati terminali e nella ricerca sulla morte e il morire. La studiosa passò molto del suo tempo ad intervistare più di duecento pazienti malati terminali di cancro di mezza età, che quindi, affrontavano questo evento in modo improvviso ed inaspettato e questo le ha consentito di fare scoperte che sono in seguito state confermate da altri ricercatori e che sono ormai patrimonio acquisito di questo campo di studio. La descrizione del modello a cinque fasi del dolore rappresenta sicuramente la parte più rilevante del pensiero di Elisabeth Kübler-Ross. Non si tratta di una teoria, quanto di uno strumento che tenta di descrivere e capire le dinamiche mentali più frequenti della persona a cui è stata diagnosticata una malattia terminale, ma anche le dinamiche di chi subisce un lutto o una perdita. Da sottolineare che si tratta di un modello a fasi, non a stadi, per cui la tempistica con cui queste possono presentarsi può variare da soggetto a soggetto. Infine ogni stadio è ripercorribile più volte, poiché il suo superamento non necessariamente è definitivo.
In conclusione, è normale provare sentimenti molto intensi in seguito alla perdita di una persona amata e attraversare un periodo di smarrimento, l’importante è non rimanere bloccati nella sofferenza. La condivisione dei vissuti personali collegati ad un lutto subito, è spesso ostacolata da un atteggiamento sociale che considera disdicevole mostrare di provare certi sentimenti, pensieri e scelte personali. Quindi a volte la persona si vergogna di confidarsi con gli altri e allora può essere utile chiedere aiuto ad uno psicologo, che può affiancare la persona per affrontare emozioni, pensieri e reazioni comportamentali di disagio alla ricerca di un nuovo equilibrio. Tutto ciò vale anche per la perdita di un amico animale che ha lo stesso identico valore di una persona cara. Dott.ssa Annalisa Ciceri Psicologa e Psicoterapeuta
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