Ben (Viggo Mortensen) vive con i suoi sei figli nelle foreste dell'America del Nord, rifiutando il contatto con la società moderna dei consumi. Troviamo...
Ogni ragazzo ha un nome particolare, scelto appositamente dai genitori per far sì che fosse l’unico al mondo. La famiglia abita in un tepee ed è completamente autonoma infatti hanno organizzato un orto per coltivare le verdure e la carne viene procurata tramite la caccia. I ragazzi sono stati preparati dal padre ad affrontare ogni difficoltà che si possa trovare in natura e vengono sottoposti giornalmente ad un allenamento degno dei migliori atleti professionisti. Nel tempo che resta ognuno dei figli si dedica allo studio, secondo un serissimo programma di home schooling (studio a casa). La famiglia trascorre così le sue giornate fino alla terribile notizia della morte della mamma. La madre decide di togliersi la vita dopo una lunga malattia mentale. Il destino li costringe ad intraprendere un viaggio nel mondo reale: viaggio che obbligherà Ben a mettere in discussione la sua idea educativa.
Questo film permette di fare importanti riflessioni rispetto allo stile educativo genitoriale e al ruolo della figura paterna. Ben è un padre che ha deciso di impostare una regola fondamentale nell’educazione dei propri figli: dice sempre loro la verità. Ha deciso che non mentirà mai loro, non importa quanto sia controverso l’argomento o a quante ulteriori domande porterà la sua risposta. Parla ai figli della malattia e della morte della madre senza omettere nulla, parla anche apertamente del sesso e non ci sono tabù rispetto alle proprie nudità. Ben non rifiuta mai le emozioni dei figli e sollecita i ragazzi a parlare di quello che pensano e provano, indipendentemente dall’età o dal genere del figlio. Viene da chiedersi se questa sia una buona condotta educativa. Penso che questo stile educativo sia fortemente criticabile perché i rischi per i figli sono molteplici e di varia natura. Non bisogna mai mentire ai figli ma credo anche che alcune informazioni andrebbero “moderate” in base all’età perché potrebbero rappresentare un trauma per una mente non in grado di elaborarle. Ricordate che la fantasia dei bambini è sempre attiva e può creare confusione o portarli a creare convinzioni del tutto infondate (es: senso di colpa) che si porteranno dietro per il resto della vita. Credo che sia fondamentale parlare con i figli il più possibile, condividere e favorire l’espressione delle emozioni. Soffermandoci nello specifico sul ruolo del padre, esso è fondamentale nel percorso di crescita di un bambino:
Nel film, i figli di Ben conoscono il mondo esterno solo attraverso quello che hanno appreso sui libri, non vivono il mondo di cui parlano, non hanno la possibilità di identificarsi con quello che criticano e rifuggono. Il padre si distanzia e distanzia la sua famiglia dal mondo reale. L’ultima parte del film è quella più importante, dove Ben attua un cambiamento… Nessuno pretende che siate dei genitori perfetti, non esistono genitori perfetti, l’importante è riflettere sugli errori commessi e parlare sempre con i figli, entrando in profondo contatto emotivo con loro e, cosa ancora più importante, avere una mente aperta e non aver paura di mettersi in discussione. Cercate di capire cosa non va nel rapporto con i vostri figli e siate disposti a cambiare… solo così si può diventare “Captain Fantastic”. Dott.ssa Annalisa Ciceri Psicologa e Psicoterapeuta
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