Prima Stagione - Episodio 17: "E adesso"
Che dire di questi ultimi 2 episodi di “This is us”?! Fantastici, commoventi, si riesce a stento a contenere le lacrime… Nell’episodio 16, “Memphis”, purtroppo viene a mancare William, il padre biologico di Randall, malato da tempo di tumore. I due decidono di fare un ultimo giro in macchina insieme e sarà il modo per salutarsi, vivere un’esperienza unica e per William sarà l’occasione per chiudere alcune cose che aveva in sospeso. E’ bellissimo come, pur consapevole della sua condizione, William non si butti giù di morale ma decida di vivere al massimo gli ultimi giorni. Inoltre è geniale come l’autore della serie riesca a mostrare la bellezza e al contempo la fugacità della vita umana attraverso il gioco dei “salti temporali” e così vedremo William piccolino nelle braccia della sua mamma che gli canta “You Are My Sunshine” e al contempo William anziano che ricanta sottovoce la stessa canzone. Nell’episodio 17, invece, si assiste all'elogio funebre di William e tutta la famiglia Pearson si riunisce. Non vuole essere un momento triste ma una grande festa, queste sono le sue ultime volontà. Mi ha molto colpito una conversazione che avviene tra Kate e Randall. Kate fa fatica ad ascoltare le parole di addio espresse dalla moglie di Randall per William e quindi esce di casa in lacrime. Randall la segue, i due si abbracciano e Kate dice: “Mi dispiace, so che dovrei essere io a confortarti… nel centro per dimagrire ho imparato ad aprirmi, tutta quella terapia sta facendo riaffiorare tutte le cose che riguardano papà… mi dispiace tu abbia dovuto passarci di nuovo” (Eh già!). Randall: “Ehi, va tutto bene, ieri notte ho sognato che papà e William si incontravano […]. Non sono bravo a dirti come gestire i tuoi sentimenti ma so solo che esprimerli è fondamentale…”. Ecco che in un paio di frasi “This is us” racchiude il cuore della psicoterapia. Sigmund Freud diceva: "Le emozioni inespresse non moriranno mai. Sono sepolte vive e usciranno più avanti in un modo peggiore." Negare quello che si prova, allontanare le emozioni non è mai la scelta migliore, può essere una soluzione momentanea, ma poi nel lungo periodo se ne pagano le conseguenze. Reprimere le emozioni che ci fanno male non significa farle sparire. Quindi ascoltiamo le emozioni e impariamo a riconoscerle! Spesso è proprio questo che si fa nella stanza di psicoterapia, aiutare la persona ad entrare in contatto con le proprie emozioni, dare un nome a quello che si prova, capire l’utilità di quella emozione per poi individuare il modo migliore per gestirla. Ho sempre pensato che nella nostra società non si dia abbastanza valore alla domanda “Come stai?”, io penso che sia qualcosa di importantissimo da chiedere alle altre persone… certo non parlo del “Come stai?” detto per convenienza ma quello detto con il cuore. “Come stai?” non è solo una semplice domanda, se fatta con l’obiettivo di entrare in contatto autentico con l’altra persona, diventa un punto di partenza per parlare di emozioni, sentimenti e affettività, può essere la chiave d’accesso per il mondo emotivo dell’altro. To be continued... Dott.ssa Annalisa Ciceri Psicologa e Psicoterapeuta
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