Vorrei inaugurare questo spazio "Cinema e Psicologia" facendo una breve premessa.
Perché i film? Credo che attraverso le sceneggiature cinematografiche sia più semplice intravedere alcuni meccanismi psicologici o psicopatologici e capire il funzionamento della nostra mente anche senza avere le competenze del mestiere. Analisi psicologica del film: Natalie Portman nel film “Il cigno nero" interpreta Nina, una ballerina con il mito della perfezione. La sua grande occasione si presenta quando Thomas (Vincent Cassel), coreografo della compagnia di danza di cui fa parte la ragazza, è alla ricerca di una ballerina a cui affidare il ruolo di protagonista nel balletto “Il lago dei cigni”. La ragazza scelta dovrà interpretare allo stesso tempo il ruolo del cigno bianco e del cigno nero. Nina riesce ad ottenere il ruolo di Odette, ma questo le fa ben presto scoprire che non è così perfetta, infatti non riesce a “trovare” il cigno nero che è in lei e da allora inizia una lotta interminabile alla ricerca del suo lato più oscuro, fino ad arrivare alla completa distruzione e ad uno scompenso psicologico importante. Nel film si intrecciano tematiche importanti. La tematica principale è la dualità di Nina, dualità cigno banco/ cigno nero, Nina dolce e candida/Nina aggressiva e sensuale (Lily), ciò che è stata costretta ad essere e ciò che vorrebbe essere, indicative di una scissione. Queste dualità non possono convivere, ma l’una prende il sopravvento sull’altra. Il simbolismo che nel film rappresenta meglio questa dualità è la presenza costante e continua degli specchi. Questi rappresentano da un lato la stranezza che inizia ad entrare nella vita di Nina e il distacco dalla realtà, dall’altro l’ossessione che la ragazza ha per il suo corpo, l’immagine negativa di se stessa, la profonda infelicità che Nina vive. È attraverso lo specchio che riusciamo a vedere l’altra faccia dell’animo di Nina, la parte buia di cui lei ha paura. Non meno rilevante è il rapporto madre-figlia. Nina vive con sua madre e dorme nella sua stanzetta ancora piena di peluches come se fosse ancora una bambina. La madre (ex ballerina che non ha mai raggiunto l’apice della carriera a causa della gravidanza) è una donna problematica che tiene bloccata la figlia in un limbo, come a non volerla far crescere, non volerla lasciare andare, infatti aiuta ancora la ragazza a vestirsi, la chiama moltissime volte al giorno, passa la sua giornata a disegnare ritratti di Nina in maniera ossessiva e la chiama ancora “la mia bambina”. Vi è un momento, però, in cui Nina riesce a ribellarsi a questo rapporto malato. Una sera in preda alle allucinazioni, Nina si chiude in camera e per tenere la madre fuori dalla stanza la spinge via e le chiude la mano nella porta e con fermezza continua a schiacciarle la mano tra la porta e lo stipite. La madre ha rifiutato di dare amore alla figlia, incolpandola di essere la causa del suo fallimento, e per questo fallimento primario Nina non riuscirà ad amarsi e ad amare (mancanza di empatia, la difficoltà nello stabilire relazioni). Nina manifesta anche una forma di autolesionismo (graffi sulla schiena) come forma di rifiuto verso se stessa, la madre e di conseguenza anche verso la danza. Emerge anche il difficile rapporto che Nina ha con il proprio corpo e con il cibo, dettato da una disciplina ferrea, intransigente e influenzato da un rigido controllo. C’è una negazione del corpo, della femminilità, Nina non ha le forme di una donna, ha il fisico di una bambina. A questo si aggiunge la negazione di qualsiasi bisogno. È proprio per questo che la ballerina non riesce a interpretare il cigno nero: non c’è sessualità o aggressività in lei. Il controllo, la negazione della dipendenza e dei bisogni sono tratti caratteristici di un funzionamento anoressico. Fin dall’inizio si intravedono tratti psicotici, però le allucinazioni si acutizzano quando Lily, il suo alter ego, fa assumere a Nina sostanze stupefacenti e questo innesca lo scompenso psicotico. Alcune sostanze stupefacenti possono dare allucinazioni o delirio e sono anche in grado di innescare la schizofrenia laddove c’è una vulnerabilità, una predisposizione di base! Lily, il cigno nero, diventa così l’oggetto persecutorio di Nina che la condurrà a commettere un omicidio (solo nella sua mente) e il suo suicidio. Mentre si trova nel camerino per indossare il tutù nero, vede la sua immagine riflessa nello specchio e anche quella della sua rivale Lily e la pugnala, non rendendosi conto che ciò che vede non è altro che la parte più oscura della sua anima che l’ha tormentata fin dal principio. Dopo essere riuscita finalmente a sbloccare tutti i suoi freni inibitori e ad essere la perfetta incarnazione del cigno nero, Nina farà la stessa fine del cigno bianco: sopraffatta dalla sua anima nera arriverà fino alla morte. Nina vive alla ricerca della perfezione… Thomas: In questi quattro anni ti ho vista sempre cercare come un’ossessa la perfezione in ogni singolo passo, ma mai ti ho vista lasciarti andare alle emozioni. Mai. Tutta questa disciplina per cosa? Nina: Solo essere perfetta. Thomas: Che hai detto? Nina: Voglio essere perfetta. Thomas: La perfezione non è solo un problema di controllo. E’ necessario metterci il cuore. Sorprendi te stessa e sorprenderai chi ti guarda. L'unico vero ostacolo al tuo successo sei tu: liberati da te stessa. Perditi, Nina. … ma la perfezione non esiste! Dott.ssa Annalisa Ciceri Psicologa e Psicoterapeuta
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