Nel film "Cake" Jennifer Aniston interpreta Claire, una malata cronica, un ruolo molto diverso da quelli a cui l'attrice ci ha abituati: "imbruttita", sciatta nell'abbigliamento, appesantita nel fisico e nell'anima. La conferma della bravura di questa straordinaria attrice.
Claire è una donna divorziata che vive da sola e viene aiutata nelle faccende quotidiane dalla sua domestica messicana Silvana (Adriana Barraza), della cui natura premurosa si approfitta spudoratamente. Claire frequenta un gruppo di supporto a causa del suo passato difficile. Il film non fa subito capire cosa è capitato alla donna, lo si scoprirà solo nel corso dei minuti e il film percorre le varie fasi dell'elaborazione del trauma, dal grandissimo malessere iniziale, alla depressione e l'autodistruzione intermedia fino ad arrivare alla sua elaborazione con la conseguente rinascita. Claire ha brutte cicatrici sul viso, non riesce ad andare in macchina "normalmente" ma deve sedersi sul sedile accanto al guidatore in posizione totalmente sdraiata, in modo da non vedere la strada, e ha dolori cronici. Si rifiuta di collaborare con il suo fisioterapista ed è totalmente dipendente dai farmaci, insomma sembra non essere interessata a migliorare e desiderosa soltanto di porre fine alla sua vita. Nel frattempo il suo gruppo di supporto è scioccato per aver appena perso un membro, Nina (Anna Kendricks), morta suicida e dopo un commento sarcastico, Claire viene allontanata e invitata a cercare un nuovo gruppo. A quel punto Claire vuole capire meglio cosa è accaduto a Nina, la quale perseguita i suoi incubi, e così rintraccia il marito, Roy (Sam Worthington) e ne conosce anche il figlio. I due stringono amicizia arrivando a trovare reciproco conforto nella condivisione delle loro esperienze traumatiche. Perchè "Cake"? La ricerca di un senso alla vita da parte di Claire ben si riassume nella “torta”, "Cake" appunto. Da elemento apparentemente marginale essa finisce per simboleggiare la rinascita della protagonista, che capisce di dover rivolgere nuovamente gli occhi alle piccole cose quotidiane, e da lì ripartire per rammendare i brandelli della propria vita. Il dolore cronico è definito come "il dolore fisico che si protrae oltre i tempi normali di guarigione di una lesione o di un’infiammazione e che perdura per anni” (da "Fondazione ISAL"). Il dolore cronico è stato riconosciuto come una vera e propria patologia in sé per le conseguenze invalidanti che comporta per la persona che ne soffre, dal punto di vista fisico, psichico e socio-relazionale; esso infatti compromette qualsiasi attività quotidiana generando depressione, senso di sfiducia e malessere. Il dolore cronico spesso non permette a una persona di impegnarsi in attività sociali, non se ne ha la forza e di conseguenza le relazioni possono cambiare o svanire. Ciò significa che al dolore cronico (fisico) si può aggiungere un ulteriore dolore chiamato "dolore sociale", un dolore psicologico causato dalla disconnessione o dal rifiuto sociale. Le persone con dolore cronico spesso sperimentano isolamento e perdita dolorosa delle relazioni. Nel film Claire ha perso tutte le persone care e viene cacciata anche dal gruppo a causa delle sue modalità sgarbate e piene di rabbia che sono una conseguenza del suo dolore cronico. Alcuni consigli per ridurre il dolore sociale se si è affetti da dolore cronico:
Dott.ssa Annalisa Ciceri Psicologa e Psicoterapeuta
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